Le Strutture Residenziali Socio Riabilitative H24 (SRSR24h) si collocano nella nuova organizzazione data dalla Regione Lazio nell'ambito dei trattamenti psichiatrici residenziali. Il concetto di residenzialità individua una differente modalità di gestire il disagio psichico. In questo caso l'intervento è multidisciplinare. L'utente non viene più collocato, quindi, in una prevalente dimensione medica ma, questa, si costruisce attraverso un progetto individuale, in accordo con altre figure professionali, come tecnici della riabilitazione psichiatrica, tecnici di psicologia, educatori, psicologi, psicologi clinici e psichiatri. Il concetto di terapia viene allargato a includere un percorso evolutivo dove la terapia farmacologica trova una costante rispondenza e confronto con l'analisi delle risorse individuali dell'utente. Tutto ciò permette di sviluppare le diverse autonomie di chi ha da tempo sperimentato, nella propria esistenza, le varie espressioni del disagio psichico.

Le Strutture Residenziali Socio Riabilitative H24 sono, perciò, residenze a carattere comunitario. In tal modo vengono intese le strutture in cui il trattamento volontario riabilitativo di pazienti adulti è diretto a un reinserimento sociale di recupero verso gli aspetti disabilitanti del disagio psichico, in particolar modo quando questo non possa essere trattato in contesti domiciliari o in strutture socio-assistenziali. 

Le SRSRh24 individuano quindi un percorso di mediazione e di svincolo dalle dinamiche del puro assistenzialismo psichiatrico: vengono premiati infatti i processi di autonomia e di individuazione con progetti di reinserimento nell'ambito familiare o del gruppo relazionale e, quando sia possibile, in un contesto abitativo autonomo con supporto domiciliare.

Il processo Riabilitativo nelle SRSRH24

L'OMS definisce la riabilitazione psicosociale un processo atto a facilitare, agli individui che sperimentano un disagio psichico con perdita di abilità, “tutte le opportunità per raggiungere il livello ottimale di funzionamento”. 

Lo scopo della riabilitazione è quindi quello che permette il recupero di funzioni perdute secondariamente ad eventi che hanno cambiato, all'interno del corso esistenziale individuale, il normale confronto con la realtà e con l'oggettività del quotidiano. 

Ogni processo riabilitativo va inteso in senso multidisciplinare, cioè come voci di confronto diverse come diversi possono essere i linguaggi del disagio psico-emotivo. 

Vale la pena ricordare come la riabilitazione “non possa essere intesa riduttivamente come un aiuto protesico alla cronicità affinché possa compensare i loro deficit, quanto un importante metodo di trattamento che ha lo scopo di attivare processi di cambiamento interno e di recupero globale della salute. Questo è da intendere come un vero paradigma riabilitativo”. Strauss J.S 1989 (citato in Gianuario Buono “Valutazione del trattamento terapeutico-riabilitativo in contesti residenziali e semiresidenziali”).

Il Progetto Terapeutico

E' il punto di partenza di qualsiasi processo riabilitativo, nei nuclei SRSRh24 di Villa Giuseppina.

Elementi essenziali di questo processo sono:

  1. a) il DSM inviante;
  2. b) l'utente;
  3. c) il nucleo familiare dell'utente (quando presente).

Ognuno di essi svolge un ruolo determinante. Il progetto terapeutico nasce dalla cooperazione di tali elementi, mediati dagli operatori della struttura residenziale. Lo scopo è quello di accompagnare le aspettative dell'utente all'interno di progetti concreti di recupero delle proprie abilità funzionali. 

Il percorso Terapeutico Residenziale 

Il Percorso Terapeutico inizia dopo una valutazione delle risorse individuali dell'utente attraverso: 

  • Colloquio individuale: esso polarizza l'attenzione sull'ascolto dell'utente. Attraverso di esso si incontra e si media la sua visione della realtà e principalmente le sue aspettative nei confronti della condizione di residenzialità e sul futuro una volta concluso il percorso riabilitativo. All'interno di esso si completa una ricognizione sulla storia individuale che comprende diverse aree di interesse, quali:
  • Area della famiglia di origine 
  • Area della famiglia costituita (quando presente)
  • Livello di istruzione
  • Contatto con le figure di attaccamento (fda)
  • Contatto con i servizi di psichiatria.
  • Valutazione-osservazione da parte del personale sanitario (medici, infermieri, tecnici della riabilitazione psichiatrica, psicologi, educatori, OSS) delle aree comportamentali che comprendono
  • Autonomia individuale (intesa come abilità individuali) 
  • Nutrirsi
  • Vestirsi
  • Gestire il denaro
  • Igiene personale
  • Cura della salute fisica
  • Capacità di adattamento comunitario
  • Adeguamento alla norme sociali
  • Attività sociali 
    • Interessi sociali ed individualizzati
    • Iniziativa
    • Motivazione
  • Valutazione qualitativa delle relazioni sociali
  • ​Possibilità di comprendere le necessità altrui
  • Possibilità di relazionarsi con gli altri
  • Soddisfazione nelle relazioni sociali.
  • Valutazione attraverso reattivi psicologici: tale fase è individualizzata sulla base delle osservazioni precedenti e principalmente sulle risorse/abilità dell'utente. Lo spazio è in questo caso individuale e viene utilizzato per incontrare le parti “non consapevoli” che possono essere alla base della condizione psichica attuale. Questi possono trovare una loro utilità in quella fase di “presa di coscienza” della storia soggettiva che in seguito potrà essere riproposta in chiave costruttiva all'interno del progetto terapeutico. 

Il Programma Terapeutico

Si articola nelle seguenti fasi:

  1. Di gruppo
  • Attività della mattina. Il percorso della mattina è regolato da attività di incontro quotidiane che si basano sulle esigenze nate dalla relazione/interazione di ogni utente con aree che sono:
    • Le difficoltà di adattamento all'interno della nuova realtà ambientale. La perdita di oggetti quotidiani, dei colori, delle forme, dei suoni, degli odori della quotidianità di ognuno, che  attraversa spesso un momento di interruzione di continuità esistenziale. Tutto ciò che appartiene agli oggetti individuali viene sostituito da altri oggetti e da altre persone con regole, nuove spesso vissute come imposte in maniera “incomprensibile”. L'attività di gruppo è strutturata in maniera da dar voce a tutto ciò: il protagonista diviene ognuno degli utenti attraverso le proprie difficoltà, giudizi, critiche, opinioni. In ognuna di esse, pur anche nella rabbia, si cerca di cogliere qualcosa su cui costruire, anche con l'aiuto degli altri utenti che costituiscono l'insieme della comunità-gruppo.
  • Attività di psicoterapia di gruppo più formalizzate. Pongono l'attenzione su problemi costruiti attorno ad esigenze ed istanze più specifiche, sulla base delle risorse individuali di ascolto e mentalizzazione.  
    • Queste vengono formalizzate all'interno di micro-aree di gruppo, individuate anche sulla scorta delle possibilità di ascolto e mirate alla costruzione di progetti più aderenti alle risorse personali dell'utente, che avrà in tale sede la possibilità di essere attore principale nella costruzione del proprio progetto terapeutico.
  1. Individuale

Vengono favorite, in tal modo, le manifestazioni che possono trovare espressione e accoglienza esclusivamente all'interno di uno spazio protetto di ascolto e confronto e per riproporre, in una chiave duale, il concetto che “nessuno uomo è un’isola... ogni uomo è parte di un continente ed una parte del tutto” (John Donne -1624 “Devotion Upon Emergent Occasion”). 

varicordato

giornata1

giornata2

attivitalaboratorio

attivitalaboratorio2